Democrazia ateniese
Demos aveva il valore di popolo, in opposizione al re e alla nobiltà, ovvero - nelle antiche città-stato come Atene - i cittadini liberi che formavano l’assemblea del popolo.
Il concetto e la parola democrazia ci giungono dunque dall’antica Grecia: già Erodoto, il padre della storia, nel V secolo avanti Cristo utilizzava democrazia nel senso di governo popolare.
Nell’Atene di Pericle fu sperimentata una forma di governo democratico che resterà un modello per la nostra tradizione politica e civile, e su questa base Aristotele, un secolo dopo, attuò la prima grande teorizzazione politica, distinguendo tra la monarchia - il governo di uno solo -, l’aristocrazia - il governo dei migliori, non necessariamente della nobiltà - e la democrazia, intesa come governo di tutti i cittadini.
12 tavole romane
Scopo delle dodici tavole era quello di realizzare l'uguaglianza, sul piano del diritto, tra tutti i cives (cittadini) romani, patrizi e plebei, dei quali dovevano essere garantite la persona e i beni. Furono considerate già nell'antichità come il punto di partenza dell'esperienza giuridica romana e, di fatto, non furono mai abolite, tanto da essere utilizzate anche nel Digesto di Giustiniano, che fu promulgato nell'anno 533 d.C.
La legge delle dodici tavole (Lex duodecim tabularum) fu ratificata dai Comizi Centuriati e fu poi fatta incidere su legno o su bronzo dai consoli entrati in carica nel 449, L. Valerio e M. Orazio, i quali fecero esporre le tavole nel Foro cittadino. Le tavole andarono distrutte nell'incendio di Roma, provocato dai Galli, nel 387 e, a quanto pare, non furono più riscritte: Cicerone ci informa che venivano imparate a memoria a scuola. Le nostre fonti sono costituite dalle citazioni presenti negli autori letterari, i quali ne riportano segmenti, spesso non avendo a disposizione la versione originale.
Sull'importanza e sul contenuto delle dodici tavole si registra una concordia unanime delle fonti storiche, oratorie, antiquarie, giuridiche antiche. Si tratta di norme formulate con uno stile secco, conciso, ed in una lingua che è posteriore al V secolo a.C., sebbene emergano di tanto in tanto degli arcaismi più remoti di ardua interpretazione. È tuttavia molto difficile risalire alla forma e alla disposizione originaria delle singole leggi: le edizioni moderne tendono a conformarsi sulle successive evoluzioni del diritto romano, e non sappiamo quanto dell'originale sia stato conservato.
Proclama di Ciro
Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di
Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice
Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra.
Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda.
erusalemme, che è in Giuda, e costruisca il tempio del Signore, Dio d’Israele: egli
è il Dio che è a Gerusalemme. E a ogni superstite da tutti i luoghi dove aveva
dimorato come straniero, gli abitanti del luogo forniranno argento e oro, beni e
bestiame, con offerte spontanee per il tempio di Dio che è a Gerusalemme”».
leviti. A tutti Dio aveva destato lo spirito, affinché salissero a costruire il tempio del
Signore che è a Gerusalemme. Tutti i loro vicini li sostennero con oggetti
d’argento, oro, beni, bestiame e oggetti preziosi, oltre a quello che ciascuno offrì
spontaneamente.
Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio del
suo dio. Ciro, re di Persia, li fece prelevare da Mitridate, il tesoriere, e li consegnò
a Sesbassàr, principe di Giuda. Questo è il loro inventario: bacili d’oro: trenta;
bacili d’argento: mille; coltelli: ventinove; coppe d’oro: trenta; coppe d’argento di
second’ordine: quattrocentodieci; altri utensili: mille. Tutti gli utensili d’oro e
d’argento erano cinquemilaquattrocento. Sesbassàr li riportò tutti, quando gli esuli
tornarono da Babilonia a Gerusalemme.
Magna charta libertatum
La Magna Charta Libertatum è il primo documento, con cui il re Giovanni Senza Terra (fratello del famoso re Riccardo Cuor di Leone, ndr) riconobbe i diritti dei feudatari, della Chiesa, delle città inglesi e di tutti gli uomini liberi, nei confronti del sovrano d'Inghilterra.
A seguito del lungo contrasto, iniziato tra Guglielmo I il Conquistatore e i baroni, che intendevano sottrarsi al governo assoluto e tirannico dei re Plantageneti, essi approfittarono della sconfitta subita in Francia da Giovanni (che con la sconfitta aveva perduto la Normandia), per costringerlo a far loro delle concessioni che si conclusero sui prati di Runnymedes, nel 1215.
Sottoscritta la Magna Charta (mese di giugno), non si fece attendere la risposta del papa Innocenzo III, che prima della redazione della Charta aveva dato il suo consenso, come si legge all'art.1, e che immediatamente (il 24 agosto), fece pervenire una lettera di scomunica del documento. Il papa, con un'altra lettera minacciava di scomunica il re, i baroni e chiunque avesse osato osservare i suoi dettami. In questa occasione, Innocenzo III ricordava di essere il signore feudale dell'Inghilterra e dell'Irlanda, che dal re Giovanni erano state cedute a san Pietro e nuovamente ottenute come feudo, dietro pagamento di mille marchi per anno, e ciò col vincolo del giuramento.
Habeas Corpus ActL'Habeas Corpus Act 1679 costituisce un atto del Parlamento d'Inghilterra che ha superato durante il regno di re Carlo II quello che divenne noto come l'Habeas Corpus Parlamento per definire e rafforzare la prerogativa antica citazione di habeas corpus, un dispositivo procedurale per costringere i giudici di esaminare la legittimità della detenzione di un prigioniero.
La legge viene spesso erroneamente descritta come l'origine del diritto di habeas corpus, che esisteva in Inghilterra per almeno tre secoli prima. La legge del 1679 seguì un atto precedente del 1640, che ha stabilito che il comando del re . Ulteriori Atti habeas corpus sono stati approvati dal Parlamento britannico nel 1803, 1804, 1816 e 1862, ma è la legge del 1679 che viene ricordato come una delle leggi più importanti nella storia costituzionale inglese. Anche se modificata, rimane sul libro statuto a questo giorno.
Anche il re Ciro fece prelevare gli utensili del tempio del Signore, cheAllora si levarono i capi di casato di Giuda e di Beniamino e i sacerdoti e iChiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e salga aNell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che ilKratia, da kratos, collegata alla base krat da cui nasce il nostro crazia, indicava la forza, la potenza, e, nell’ambito della politica, la signoria, il potere.
Dichiarazione di indipendenza americana
La causa prima della dichiarazione dell'indipendenza fu una proposta del 7 giugno 1776 dei rappresenti dello Stato della Virginia, chiedente che il congresso proclamasse le colonie unite Stati liberi e indipendenti. L'8 giugno fu rimandata la definitiva risoluzione intorno a questa proposta al 1° luglio, ma al tempo stesso venne eletta una commissione, perchè preparasse la dichiarazione dell'indipendenza; commissione composta di G. Adams, dr. Franklin, Tommaso Jefferson, Ruggero Sherman e Roberto R. Livingston. Il compilatore della dichiarazione è il Jefferson, la minuta del quale con alcune correzioni, venne presentata al congresso (la minuta-bozza la riportiamo sopra) che riprese il 1° luglio la discussione su quel soggetto, e la sera del 4 approvò la dichiarazione dell'indipendenza. Essa fu sottoscritta, lo stesso giorno, solo dal presidente Giovanni Hancoch; e dai rimanenti più tardi. Nel 1789 la dichiarazione dell'indipendenza fu depositata nel « Dipartimento degli affari esteri », che oggi si chiama « dipartimento di Stato », dove adesso si trova in uno stipo di acciaio. Il documento è scritto su pergamena che qui riproduciamo interamente digitalizzato. Dandone poi in fondo la traduzione e le firme leggibili.